Alcune famiglie del percorso “Reti di famiglie accoglienti” raccontano le loro storie e le loro esperienze…
Massimiliano e Paola
Raccogliamo con piacere la richiesta di raccontare la nostra esperienza adottiva, cominciata nel novembre del 2010 con l'istruttoria condotta dall’assistente sociale Romana Taricco, e completata in marzo 2014.
Attraverso questo percorso dalla Cina è entrata nella nostra famiglia il nostro tesoro più grande...Chiara...Qianxia Chiara...
La nostra vita da allora è cambiata radicalmente, le nostre giornate hanno preso un volto diverso e i nostri cuori si sono riempiti di quel sentimento di amore così grande che solo quando hai l'occasione di provare questa esperienza capisci veramente cosa significa mettersi alla prova e donarti all'altro....
Chiara aveva 18 mesi all'arrivo ed ora ha 8 anni... aveva una patologia medica importante (Labiopalatoschisi) che abbiamo gestito con tre interventi chirurgici e ad ora con un percorso Odontoiatrico che sarà lungo e faticoso...ma per noi va bene cosi...
Sappiamo che dovremo affrontare tanti scogli in futuro, e tanti sono quelli che abbiamo già superato… ma ringraziamo ogni giorno per il dono che ci è stato fatto nella speranza che sempre più famiglie possano capire quanto è bello tutto ciò.
Calogero e Claudia
Siamo Calogero e Claudia, abbiamo due figli: Riccardo di 16 anni e Aurora di 12 anni.
Cinque anni fa abbiamo deciso di diventare famiglia affidataria e abbiamo cominciato la nostra esperienza di sostegno con una mamma di due bambini che ora hanno 11 e 12 anni.
Due anni fa il servizio ci ha poi proposto di aiutare un'altra mamma con una bimba che ora ha 3 anni.
Quello di cui siamo protagonisti è un affido non a tempo pieno ma di sostegno, vale a dire che, dopo aver instaurato un rapporto di fiducia con le mamme, siamo diventati per loro quel punto di riferimento su cui fare affidamento nel momento del bisogno.
L'esperienza che stiamo vivendo è un'esperienza stimolante e arricchente, per noi ma anche per i nostri figli che hanno l'opportunità di vivere in un contesto accogliente, aperto alla società e all'interno del quale si vengono a creare relazioni importanti e durature nel tempo.
Paola
La parola accoglienza è piena di significato positivo, significa amicizia, felicità e condivisione di tutto ciò che è possibile.
La nostra esperienza familiare è decisamente positiva, poiché abbiamo incontrato un bel gruppo di famiglie e soprattutto siamo venuti in contatto con tanti bambini che, pur non essendo nostri figli naturali, hanno aggiunto un senso di felicità e di soddisfazione alla nostra famiglia.
Io ho ricevuto un’educazione alla tolleranza che in alcune fasi della mia vita di adolescente non ritenevo così opportuna.
Crescendo mi sono però accorta che vale la pena spendersi per gli altri, e soprattutto farlo in modo gratuito, anche in diverse forme.
In questo l’esempio dei miei genitori non è mai mancato.
L’incontro con le mie bambine è stato fantastico, e ancora una volta mi ha convinto che fare qualcosa per chi ha bisogno da un’immensa soddisfazione e un senso di felicità appagante.
Mi emoziono quando parlo di loro, ma non mi vergogno, perché si può piangere anche di felicità e vorrei trasmettere la mia sincera felicità per un’esperienza che spero di continuare a lungo.
Marina
Io e mio marito abbiamo condiviso un progetto di affido di un bambino di 6 anni.
Il percorso era iniziato come un sostegno nel fine settimana, e si è trasformato dopo un anno in un affido a tempo pieno, che continua tutt'ora da 10 anni.
Non avevamo nessuna esperienza quando abbiamo accolto il bambino, avevamo solo la consapevolezza che potevamo fare qualcosa per lui.
Lo abbiamo accolto con tutto il suo bagaglio di sentimenti, di emozioni e di disagi. Abbiamo messo in conto di impiegare tutte le energie fisiche, emotive e psicologiche che avevamo a disposizione, senza pretesa di alcuna soddisfazione se non quella di vederlo crescere il più serenamente possibile.
Posso dire che questa esperienza è paragonabile ad una lunga camminata, sempre in salita, che facciamo insieme a lui, accompagnandolo per poterlo lasciare spiccare il volo una volta raggiunta la cima.